di Benito Olmeo
Isa Falconi nasce a Thiesi nel settembre del 1959, figlia di genitori fonnesi, fin da giovanissima mostra la passione per l’arte del disegno. Raccontarla non è semplice, ma allo stesso tempo sono i suoi occhi e il suo sorriso a parlare. I suoi lavori ci raccontano storie femminili (sopratutto), stati d’animo, che racchiudono un’interiorità unica, quasi intima; sono loro a parlare dove lei non vuole arrivare. Pensiamo che raccontarla in questo breve prologo sia limitante, vi invitiamo a leggere l’intervista poco sotto per capire meglio la sua arte e i suoi lati più intimi.
Il tuo amore per l’arte nasce sin da giovanissima, ci racconti un po’ come e quando?
Sarà strano, ma non penso mai a quanto da piccola amavo disegnare… mi riporti indietro nel tempo, il disegno era una delle cose che mi piaceva fare di più. La mia infanzia e l’adolescenza l’ho passata a Torino e finite le scuole medie avrei voluto frequentare il liceo artistico ma, non potendolo fare e con la passione che avevo per il disegno, l’alternativa è stata quella di seguire un corso professionale di grafica pubblicitaria. Appena terminato, ho iniziato a lavorare per uno studio pubblicitario all’interno del quotidiano La Stampa. A vent’anni, per amore, lascio lavoro e famiglia e torno a Thiesi, il paese dove sono nata. Il primo anno di vita in Sardegna lo passo dipingendo su carta, legno, pietra, stoffa e apro anche un piccolo laboratorio artistico e nel1981 allestisco la mia prima mostra in un garage, in occasione della festa patronale del paese. Dopo qualche anno, mi trasferisco a Sassari e inizio un periodo d’inattività artistica perché mi dedico alla famiglia e ad altri impegni professionali.
Un “lungo” periodo di riflessione. Cosa significa per un’artista rimanere “orfana” della propria arte?
Al “lungo” periodo di riflessione, come lo chiami tu, sono stata costretta da quello che era la mia vita in tutti quegli anni. Ero impegnata in altre cose e solo adesso, in questi ultimi dieci anni in cui ho ripreso a dipingere, mi rendo conto di quanto sia importante la “mia arte”. So che non potrei più farne a meno.
Gusto pittorico e studio dell’opera attraverso l’ideazione, come nasce e si sviluppa un tuo dipinto?
Nasce in maniera molto semplice. Quasi sempre, prendo spunto da una foto che mi colpisce e da quella inizio il mio dipinto in base ai pensieri, a quello che provo, che sento in quel momento. Non ho mai un’idea precisa dello sviluppo, lo decido mentre lo sto realizzando.
I soggetti dei tuoi lavori sono figure femminili, ambigue, tristi, ma con una grande dolcezza che pare trasparire dalle tele. Come mai hai scelto come questi soggetti e ti sei focalizzata sull’unicità, è qualcosa che ti porti dentro?
Sì, penso che sia proprio così, dipingo quello che mi porto dentro e amo farlo con la figura femminile, non saprei dirti se è perché io stessa sono una donna, non ci ho mai pensato. Un profilo, un volto, uno sguardo o un corpo, sono soggetti che mi permettono di esprimere il mio stato d’animo, le mie sensazioni nel momento che lo realizzo.
Le tue tele hanno una storia, cosa ci vogliono comunicare, un disagio, uno stato d’animo, una sofferenza
Le mie tele sono parte di me. Come ti ho detto prima, ho ripreso a dipingere dieci anni fa. Questo è successo dopo un profondo cambiamento nella mia vita. Un divorzio porta dolore ma ho capito che non potevo farci niente e che dovevo solo accettare la scelta di un’altra persona e sono partita da questo. Ho ricominciato da zero, una nuova casa, nuovi interessi e l’incontro con nuovi amici. Non è stato facile sai, riprenderti la vita a cinquant’anni ma credo davvero che ci sia di peggio. Avendo più tempo per me ho ripreso a disegnare. Dipingere mi ha dato (e mi dà) la consapevolezza di come sono, ho messo per la prima volta, al centro della mia vita, me stessa e ho scoperto di essere importante. L’arte è una delle cose che mi ha aiutato nella ricerca di questa consapevolezza. Ogni mio dipinto rappresenta quello che sento in un preciso momento. I tratti, gli intrecci delle matite, i colori, riflettono i miei dubbi, la conquista di una certezza, i miei pensieri, la mia malinconia… ma anche la mia gioia! Dalla sofferenza nasce sempre qualcosa di bello!
La tua pittura è molto varia, matite colorate, acquerello e acrilico, quali pensi sia quella a cui propendi maggiormente?
Devi considerare che sono un’autodidatta. Anche se ho quasi sessant’anni sono solo dieci anni che dipingo, la mia è una ricerca continua per esplorare ed esprimere le mie sensazioni. Sono all’inizio di un cammino infinito. In questo periodo i miei dipinti sono a matita e acrilico su tela ma sento sempre il bisogno di cambiare, di provare. Ecco perché passo dalle matite all’acquerello, dall’acrilico alle matite colorate o uso diverse tecniche insieme.
Un aneddoto che ti ha cambiato la vita nel mondo dell’arte?
Quando ho ripreso a disegnare nel 2008, l’ho fatto solo per me, era una cosa che mi faceva stare bene. Un’amica di Bologna ha visto dei miei disegni a matita e mi ha chiesto di venderglieli. Non pensavo di dipingere per altri, era una cosa mia. Le ho venduto i miei primi due disegni e da questo è nata la mia prima mostra (grazie ad alcuni amici che mi hanno convinto a farla) nel 2011 a Stintino nella sala centro culturale. Quello è stato l’inizio, ho capito che cosa volevo fare da grande: dipingere!
“Ogni artista intinge il pennello nella sua anima, e dipinge la sua stessa natura nelle sue immagini”, questa è una di frase di Henry Ward Beecher. Ti ci ritrovi?
Questa frase rispecchia pienamente quello che sento!
Dietro i tuoi angoli, nei silenzi e nel tuo sorriso gioioso, mi dici chi è in realtà Isa Falconi?
Sono una donna che ha vissuto una prima vita felice, che mi ha portato tante belle cose e sto vivendo una seconda vita che mi sta dando tanto. Ho la possibilità di realizzare la mia passione, ho un figlio adorabile, una mamma e una sorella meravigliose, sono circondata da tante belle persone, mi ritengo veramente fortunata. Amo la vita, amo quello che faccio, con tutte le mie mancanze e i miei difetti, sono felice di essere come sono.