Lionello Siddi nasce a Sassari il 14 aprile del 1934. Diplomato a Roma all’Istituto Isef, si laurea poco dopo in Scienze Umane. Atleta, primatista sardo nei 400m a ostacoli, secondo posto ai Campionati Italiani GIovanili, diventa nel 1983 Campione Italiano “Master”. Amante degli sport, istruttore di nuoto, pallamano, pallacanestro e pallavolo, ha sempre dato molto peso alla sua attività sportiva sia personale sia con i giovani atleti. Musicista impegnato, ha formato diversi gruppi a partire da “I Baronetti” per finire col “Trio Folk Sassari, ottenendo sempre grande riscontro di pubblico. Artista a tutto tondo, ha partecipato a numerose mostre pittoriche ottenendo vari riconoscimenti. Attualmente lavora come musicista solita preferendo il jazz e la musica brasiliana.
Quando hai iniziato a interessarti alla musica?
La passione mi è stata tramandata dai miei genitori perché mio padre era un bravissimo mandolinista, mentre mia madre suonava la chitarra. Tutti noi fratelli, comprese le mie sorelle, abbiamo acquisito questa propensione e tutti abbiamo imparato a suonare. Ho iniziato a suonare la chitarra a 6 anni.
Quali sono i tuoi primi passi verso la musica e i tuoi punti di riferimento in quel periodo?
Seguivo dei grossi musicisti dell’epoca che suonavano jazz, uno di questi era Francesco Serra, chitarrista molto tecnico e molto preparato. Lo seguivo molto nelle serate che faceva con la band che aveva formato, gli “Swing”. Con lui suonavano altri musicisti di alto livello, tra cui Aldo Cossu al sax – davvero molto bravo – e poi Pintus, Fiori e Fois alla tromba, che è stato direttore della Canepa, e altri musicisti che facevano da session man per le serate. Tutte persone molto preparate. Provavano in un locale in via Duomo ed io come andavo spesso lì a sentirli. Era il 1945, avevo 15 anni. Erano i miei punti di riferimento.
Poi sei cresciuto e hai preso parte a diversi gruppi dell’epoca…
Ho suonato prima con “I Baronetti” di cui faceva parte anche mio fratello Tazio – chitarra solista, molto tecnico e bravo – poi con diversi musicisti tra cui Luigi Piana. Ricordo che in quel periodo suonavamo molto spesso in Corsica, in una località molto bella che si chiama Calvì. Somiglia molto ad Alghero. Lì rimanemmo fissi per almeno tre anni come fossimo in turnée. Suonavamo ancora musica leggera, il folk è venuto dopo, quasi per caso. In quel periodo oltre alla chitarra elettrica suonavo anche il vibrafono: uno strumento che all’epoca conoscevano e suonavano in pochi e che mi era stato consigliato da un amico orefice, un certo Margelli. Poi abbiamo creato il gruppo “I tre più due” con Vanni Ponti – purtroppo scomparso prematuramente. Dopo qualche anno creammo il “Trio Folk Sassari”, composto da me, Giovanni Maria Santoni e Tony Del Dro.
Com’è nato il folk a Sassari?
Mi viene un po’ da sorridere nel rispondere perché è nato quasi per caso in una delle nostre tante serate col Trio Folk Sassari. Durante una di queste serate nel locale dell’amico Carlo Pace, improvvisammo un motivetto nato al momento e incominciammo a cantare “Drommi Drommi”. Io seguivo Tony, che era un metronomo, un vero tempista della chitarra, e lui a sua volta seguiva me nelle improvvisazioni. Ecco come nacque “Drommi Drommi” Da lì penso sia nato il movimento sassarese, che poi prese il nome di folk. Poco dopo ci rendemmo conto che questi pezzi piacevano alle persone, allora dopo aver dato una sistemata ai testi, nacque un secondo brano sulla falsariga di “Drommi Drommi”: la “Mirinzana”. Ovunque ci chiamassero a suonare la gente voleva ascoltare queste canzoni che ormai erano diventate i nostri cavalli di battaglia. Per questo motivo decidemmo di andare a registrarle a Milano, alla Elektra. In quel periodo ci lavorava un amico che si chiamava Soro, e solo arrivati lì ci rendemmo conto che questa casa discografica era frequentata da amici di Mina e tanti nomi noti all’epoca andavano lì a registrare. Registrammo il 45 giri con i due pezzi, “Drommi, Drommi” e “Mirinzana” e tornammo a Sassari. Fu un successo pazzesco! Non appena si sparse la voce il disco iniziò ad andare a ruba, venne richiesto anche in Italia e all’estero! Qualche copia finì anche in Thailandia. Non vorrei esagerare ma credo che vendemmo probabilmente sessanta mila copie!
C’è qualche aneddoto su questo disco?
Dopo un breve periodo ci contattò la Rai proponendoci di suonare in televisione, ma tramite lettera ci comunicarono che la canzone conteneva una parola a quei tempi impronunciabile in televisione: “la Canna”. Bloccarono così il nostro invito ma Rai 3 ci invitò lo stesso e ci permise di suonare la nostra canzone. Ricordo che in quel periodo girammo il mondo – Olanda, Svizzera, Danimarca, Francia – suonando i nostri pezzi. Eravamo, in un certo senso, diventati “famosi”.
In questo contesto, Ginetto Ruzzetta dove si pone?
Il mio amico Ginetto si pone esattamente come noi. Fu un precursore del folk a Sassari.
Cosa ricordi di lui agli inizi?
Abitavo proprio vicino a dove abitava Ginetto. Siamo praticamente cresciuti insieme. Proprio nel periodo in cui io avevo già formato il Trio Folk Sassari, Ginetto mi chiese di formare un gruppo insieme. Gli consigliai di contattare i suoi fratelli e di fare una formazione con loro, perché io in quel momento avevo già la mia formazione musicale. Così fece e infatti anche lui incise diverse canzoni con i fratelli.
Secondo te come mai Ginetto Ruzzetta si distingueva per eleganza nel suo presentarsi al pubblico, differenziandosi così, nell’approccio, dagli altri musicisti?
Sì, è vero! Amava presentarsi al pubblico in maniera molto distinta ed elegante. Ricordo che a volte metteva addirittura la cravatta cicca. Penso fosse un suo modo di essere, anzi credo che l’eleganza fosse proprio insita in lui.
In che modo Ruzzetta ha contribuito alla musica folk a Sassari?
Penso che lui abbia influito in modo fondamentale. Siamo nati assieme e questo nuovo genere a Sassari lo abbiamo portato noi. Gli altri sono venuti dopo.
Ricordo una serata organizzata al Teatro Verdi in cui tu e Ruzzetta suonaste assieme a Maria Carta. In quell’occasione c’era anche Video Anfossi. Ce ne parli?
Venne organizzata questa serata e Ruzzetta ed io venimmo contattati per suonare assieme a Maria Carta perché in quel momento eravamo i due chitarristi più rappresentativi del genere Folk. Fu una serata molto bella, accompagnare Maria Carta e sentire la sua voce fu un emozione unica. Erano stati invitati inoltre anche artisti e pittori ecco il perché della presenza di Video Anfossi. Capitava spesso che fossi invitato a partecipare a serate dove accompagnavo persone come Von Santos. Mi chiamava Elio Pulli che organizzava la mostra e io accompagnavo gli artisti, questo per darti la misura della grande partecipazione artistica che ci poteva essere in quel periodo.
Un ricordo del musicista Ruzzetta?
Ottimo! Era un ottimo ritmico della chitarra, senza contare che i suoi testi erano molto validi ed elaborati. Non posso che parlare in maniera decisamente positiva di Ginetto sotto questo punto di vista.
Si vociferava che Ruzzetta potesse accompagnare solo se stesso per il tipo di canto “con le sue pause”…
Non è vero niente! Lui era un ottimo ritmico! Dirò di più, in diverse occasioni suonammo ad Osilo e lui accompagnò assieme a me diversi artisti, seguendo anche l’orchestra del posto.
La cosa curiosa e che Ruzzetta non ha registrato tanti pezzi, come mai?
E’ vero, lui però ad esempio faceva molte canzoni a tema. Per esempio andava da Ernesto e gli veniva commissionato un intero album sull’attività e lui lo preparava registrando canzoni a tema tipo l’aragosta o altre… anche questo era il folk!
C’è un pezzo di Ruzzetta che avresti voluto che fosse tuo?
“Tbru cabà”: un pezzo che ha una ritmica molto bella e particolare!
In conclusione dacci una definizione di te stesso. Chi è in realtà Lionello Siddi?
Un uomo che si interessato molto di musica, di sport e anche di pittura. Forse tutti non lo sanno ma io ho fatto anche diverse mostre di pittura.
Lionello Siddi ci saluta e salendo sulla sua Triumph dell’80 esclama sorridente: «E’ folk come noi!»
di Benito Olmeo
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